Il sangue avvisa quando modificare lo stile di vita.

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Il sangue avvisa quando modificare lo stile di vita.

Gruppodonatorisangue-bi.it
Pubblicato in Analisi del sangue · Lunedì 17 Lug 2023
IL SANGUE AVVISA QUANDO MODIFICARE LO STILE DI VITA

Dal funzionamento del nostro organismo  al tipo di alimentazione che stiamo seguendo, basta un semplice prelievo  ematico per controllare quali valori sono alterati e quali contromisure  adottare.

Può sembrare banale, ma se ci pensiamo bene non lo è. Anzi. Un semplice prelievo del sangue è il metodo migliore per valutare il nostro stato di salute generale. In fin dei conti è proprio ciò che bisogna fare per stabilire l’idoneità di una persona alla donazione.  La stessa cosa ci permette di capire come stiamo, dal funzionamento  generale del nostro organismo fino al tipo di alimentazione che stiamo  seguendo.
 
Trigliceridi, omocisteina e transaminasi sono  solo alcuni dei valori che è bene tenere sott’occhio e che possono  dirci molto del nostro attuale stile di vita. Capiamo meglio.
 
I trigliceridi sono i grassi, i lipidi in circolazione e dipendono dal tipo di dieta che  si sta seguendo: in particolare, il loro valore dipende dal consumo di  grassi animali. In base al livello che emerge dalle analisi si riesce a  capire sia la qualità che la tipologia del cibo che decidiamo di portare  in tavola: tanto per fare un esempio, valori superiori a 170 mg/dl indicano un consumo elevato di carne rossa e insaccati, mentre se compresi tra i 65 e i 70 mg/dl lasciano  ipotizzare che il paziente in questione prediliga un’alimentazione  prevalentemente vegetale. Allo stesso modo, trigliceridi e colesterolo  bassi rappresenterebbero il segnale di una dieta ricca di pesce azzurro  (sgombro, tonno e sardine, tanto per citarne alcuni) che contiene gli omega 3, i cosiddetti “grassi buoni” utili anche per il metabolismo e per il corretto funzionamento del sistema immunitario.
 
L’omocisteina è un prezioso indicatore di un possibile rischio cardiovascolare. Valori innalzati sono segnali di fattori di rischio come diabete, ipertensione, fumo e vita sedentaria, nonché di alimentazione squilibrata e povera di vegetali.
 
La steatosi epatica non alcolica, meglio conosciuta come malattia del “fegato grasso”, è la patologia epatica più  diffusa nel nostro Paese così come in gran parte di quelli occidentali.  È associata a condizioni di sovrappeso e obesità e strettamente  correlata a un’alimentazione ricca di grassi. Le transaminasi, se alterate, sono un importante campanello d’allarme relativo a un malfunzionamento del fegato.  Una volta individuate le cause dei loro livelli elevati, il primo  intervento da apportare è la correzione dell’alimentazione attraverso i  consigli di uno specialista.


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